RCEP e i vantaggi a lungo termine per Singapore

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Singapore è stato il primo Paese a ratificare il Regional Comprehensive Economic Partnership (RCEP), l’accordo di libero scambio che comprende i 10 membri dell’ASEAN (Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Myanmar, Filippine, Singapore, Thailandia, Vietnam), Australia, Cina, Giappone, Nuova Zelanda e Repubblica di Corea.

Dopo un decennio di negoziati, il RCEP è stato firmato nel novembre 2020 e ratificato nel gennaio 2022. I dati della Banca Mondiale stimano che l’accordo riguardi il 30% della popolazione mondiale, circa il 30% del PIL globale (25,8 trilioni di dollari), circa 12,7 trilioni di dollari (25%) del commercio globale, ed il 31% degli afflussi globali di investimenti diretti esteri (IDE).

Attraverso il RCEP, l’ASEAN spera di trasformarsi da importatore netto a esportatore netto di beni e servizi e di diventare il nuovo motore di crescita dell’Asia.

Attraverso un’ulteriore  integrazione nelle catene di approvvigionamento globali e con il rafforzamento della posizione della città-stato come hub finanziario e commerciale nell’Asia-Pacifico, Singapore si augura di poter beneficiare a lungo termine del RCEP.

Quali sono i principali vantaggi per le imprese di Singapore nell’ambito del RCEP?

Riduzione delle tariffe

I firmatari del RCEP potranno godere di un’eliminazione tariffaria media progressiva di circa il 92% sui prodotti scambiati, nei prossimi 20 anni. Questo sarà un vantaggio per Singapore, che è un produttore di beni ad alto valore destinati  all’esportazione; il RCEP consentirà l’accesso preferenziale al mercato, consentendo ai produttori singaporiani di essere competitivi sui mercati regionali.

Inoltre, essendo un piccolo Paese privo di risorse naturali, Singapore dipende fortemente dagli accordi di libero scambio (FTA) per lo sviluppo delle proprie industrie e delle sue esportazioni. Il Paese ha già una rete di 13 accordi di libero scambio bilaterali e 11 regionali che, a partire dagli anni ’90, hanno trasformato le sue catene di approvvigionamento  consentendo alle aziende singaporiane di avventurarsi all’estero liberando le piccole e medie imprese dai vincoli del piccolo mercato interno del Paese.

Una regola comune per l’origine

L’accordo stabilisce un quadro unificato per l’applicazione di un’unica regola di origine per ogni prodotto proveniente dai 15 Paesi membri del RCEP. Ciò significa che i produttori di Singapore possono accumulare materie prime e semilavorati da tutti i 15 Paesi RCEP, secondo il criterio del contenuto di valore regionale (RVC), potendole considerare come contenuto originario. La regola RVC prevede che un prodotto debba avere almeno il 40% di RVC per ottenere il certificato di origine volto all’ottenimento delle tariffe preferenziali.

Senza le norme di armonizzazione del RCEP, per godere dei dazi doganali preferenziali, le imprese sarebbero costrette ad utilizzare più accordi di libero scambio per poter soddisfare i criteri delle varie catene di approvvigionamento. Talvolta la determinazione dell’origine dei materiali può costituire un onere amministrativo, con il rischio di non conformità nella richiesta dei dazi preferenziali riferiti all’accordo di libero scambio considerato. Nell’ambito del RCEP la creazione di un’unica regola di origine armonizza le procedure relative ai documenti richiesti, al prodotto locale e al certificato di origine per le catene di approvvigionamento dei suoi membri. Un rapporto di Allianz stima che la riduzione dei costi di esportazione aumenterebbe il valore delle esportazioni, tra Singapore e i firmatari, di circa 90 miliardi di dollari in media all’anno.

Espansione dell’accesso al mercato dei servizi

Rispetto agli accordi di libero scambio esistenti ASEAN+1, il RCEP ha compiuto un passo in più per la liberalizzazione dei servizi introducendo l’approccio della Negative List. Contrariamente all’approccio della Positive List, questa richiede solo che i governi escludano alcuni servizi e categorie di investimento dalla partecipazione al RCEP. Diversamente, si intende automaticamente che tutti i servizi e gli investimenti siano ammissibili per l’accesso al mercato. Sette membri del RCEP, tra cui Singapore, hanno optato per la “lista negativa”, mentre gli altri otto membri, che hanno scelto l’approccio della “lista positiva”, sono tenuti ad adottare una lista negativa entro sei anni dall’entrata in vigore del RCEP.

Oltre a questo il RCEP mira ad aprire agli investitori stranieri almeno il 65% dei settori dei servizi (ad esempio, finanza, telecomunicazioni, distribuzione e servizi logistici). Si tratta di una liberalizzazione senza precedenti che faciliterebbe una maggiore esportazione dei principali servizi finanziari e di trasporto di Singapore verso mercati terzi.

Sfruttare le catene di fornitura industriali regionali

Produzione

La sola produzione elettronica rappresenta l’8% del PIL totale di Singapore, il 38% degli investimenti totali in prodotti del 2020 e il 20% dei posti di lavoro totali del settore manifatturiero. Singapore è anche un polo manifatturiero ad alta tecnologia che non solo rappresenta l’11% della quota di mercato globale nella produzione di semiconduttori, ma esporta anche telefoni cellulari, fotocamere digitali e televisori. La regola di origine comune prevista dal RCEP avvantaggerebbe le catene di valore dell’elettronica ad alta tecnologia in cui i componenti intermedi sono importati da altri Paesi RCEP. Inoltre, i produttori di Singapore possono beneficiare dell’aumento delle importazioni e delle esportazioni di circuiti elettronici integrati e microassemblati da e verso produttori high-tech e mid-stream in Malesia, Corea del Sud, Cina e Filippine, nonché della creazione di impianti di produzione in Paesi a basso costo di manodopera, come Cambogia, Laos e Myanmar.

E’ prevista anche la crescita della produzione di prodotti chimici e petroliferi, poiché, nell’ambito del RCEP, il settore continua a godere di un migliore accesso ai collegamenti commerciali ed energetici lungo la Belt and Road Initiative (BRI) cinese. Singapore conta oltre 100 aziende chimiche a livello mondiale e due delle sue isole, Jurong Island e Bukom Island, sono interamente progettate per l’industria petrolchimica. Il Paese è anche definito “l’indiscusso hub petrolifero dell’Asia” che nel 2020 è stato il quarto esportatore mondiale di petrolio raffinato, con esportazioni per un totale di 27 miliardi di dollari. Nel 2021 Singapore ha esportato in Cina prodotti chimici per un valore di 5,99 miliardi di dollari.

Servizi finanziari

Singapore è un hub finanziario globale che ospita oltre 200 banche multinazionali e locali. Un aumento della domanda di servizi finanziari accompagnerebbe i crescenti flussi commerciali e di investimento in ambito RCEP in quanto le imprese cercheranno di gestire servizi bancari, di investimento e assicurativi, di cui Singapore sarà il principale fornitore. L’accordo RCEP comprende anche una sezione separata per la liberalizzazione dei servizi finanziari, in cui vengono eliminate le norme discriminatorie nei confronti dei fornitori finanziari nazionali ed esteri. Secondo un rapporto di Ernst & Young, un’equa parificazione delle condizioni attirerebbe l’ingresso sul mercato di piattaforme fintech stranieri per la fornitrua di servizi di pagamento, assicurazione e prestito. Queste piattaforme potrebbero svolgere un ruolo chiave nella fornitura di servizi finanziari alle popolazioni dell’ASEAN non bancarizzate e non bancabili, che rappresentano il 50% della popolazione totale della regione.

Economia digitale

Il RCEP stabilisce un quadro di riferimento per il commercio elettronico, i servizi digitali e il commercio digitale. Il RCEP si impegna a proteggere le informazioni personali dei consumatori, il commercio online, i sistemi di autenticazione elettronica e la sicurezza informatica. Il quadro è in linea con la vision di Singapore di diventare un hub digitale globale per la regione.

Un rapporto di Google, Temasek e Bain & Company afferma che l’economia digitale di Singapore potrebbe avere un valore commerciale lordo di 27 miliardi di dollari entro il 2025, in aumento rispetto ai 15 miliardi di dollari del 2021. Nonostante questo numero sia ridotto rispetto ai colleghi dell’ASEAN, il Paese continua ad essere un polo di attrazione per l’economia digitale regionale, in particolare per servizi quali l’e-commerce, il fintech e i facilitatori dell’e-commerce. Inoltre, Singapore è l’economia più digitalizzata dell’ASEAN e, secondo Deloitte, le aziende singaporiane sono le più digitalizzate per quanto riguarda commercio, vendite, pagamenti, logistica e produzione.

Singapore è il luogo prescelto per la sede regionale di diversi “unicorni” dell’e-commerce dell’ASEAN. Inoltre, Singapore vanta 15 unicorni, tra cui Grab, Lazada, Ninja Van e Shopee, tutti valutati oltre 1 miliardo di dollari.   

Singapore è un pioniere del commercio digitale e, nel gennaio 2021, ha firmato il primo accordo commerciale unicamente digitale al mondo con la Nuova Zelanda e il Cile. Questo rappresenta una nuova forma di impegno economico in un momento in cui le imprese stanno aumentando la loro presenza e i loro investimenti online. Un altro accordo commerciale solo digitale è stato firmato tra Singapore e il Regno Unito nel febbraio 2022.

ASEAN Briefing è prodotta da Dezan Shira & Associates. Con uffici in Cina, Hong Kong, Vietnam, India, Indonesia, Singapore, Germania, Italia, Stati Uniti e Russia, Dezan Shira supporta gli investitori stranieri in Asia da tre decenni.

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