L’Indonesia ratifica l’accordo commerciale RCEP

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Il Parlamento indonesiano ha approvato l’adesione del Paese al patto commerciale del Partenariato economico globale regionale (RCEP), diventando così l’ultimo Paese dell’ASEAN ad aderire a quello che è il più grande accordo di libero scambio al mondo. Si stima che il RCEP copra il 30% del PIL mondiale, pari a 25.800 miliardi di dollari, e comprenda il 30% della popolazione mondiale.

Se da un lato le esportazioni indonesiane beneficeranno della riduzione delle tariffe doganali tra i membri del RCEP, dall’altro le industrie a valle del Paese sono pronte a ricevere maggiori investimenti. L’Indonesia sta cercando attivamente di risalire la catena del valore globale, sostenuta dall’abbondanza di risorse naturali, e passando da esportatore di materie prime a produttore di prodotti di alto valore.

Il 30 agosto 2022 l’Indonesia, la più grande economia del Sud-Est asiatico, ha ratificato la sua adesione al Partenariato economico globale regionale (RCEP), diventando l’ultimo Paese dell’ASEAN a ratificare questo accordo commerciale. Si stima che il RCEP copra il 30% del PIL mondiale, pari a 25.800 miliardi di dollari, e comprenda il 30% della popolazione mondiale.

I legislatori indonesiani hanno espresso il timore che, con l’avvento del RCEP, che dovrebbe eliminare il 92% dei dazi sulle merci scambiate tra i 15 Paesi membri, si possa innescare un afflusso di merci importate che influenzerà negativamente la competitività delle imprese locali, in particolare le micro, piccole e medie (MSME). Nonostante ciò, poiché la coalizione del Presidente Joko Widodo controlla l’80% del Parlamento, la ratifica del RCEP è solo una questione di tempo.

Il Ministro dell’Economia indonesiano, Airlangga Hartarto, prevede che il Paese, nei primi tempi dopo l’entrata in vigore dell’accordo, registrerà un deficit commerciale, ma che entro il 2040 il RCEP potrebbe incrementare l’avanzo commerciale del Paese di 979 milioni di dollari: più del doppio rispetto all’attuale avanzo commerciale di 383 milioni di dollari. Inoltre, l’Indonesia potrebbe registrare una crescita del PIL di 0,07 punti percentuali e un aumento delle esportazioni e delle importazioni rispettivamente di 5 e 4 miliardi di dollari.

Le politiche protezionistiche del Paese hanno reso difficile l’ingresso di investimenti stranieri. L’Indonesia ha faticato ad accaparrarsi una quota significativa degli investimenti e della produzione delle imprese che hanno abbandonato la Cina a causa della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina.

Per attrarre gli investimenti stranieri, alla fine del 2020 il governo ha introdotto la Legge Omnibus, che elimina le inefficienze burocratiche, semplifica i requisiti per le licenze commerciali e liberalizza un maggior numero di settori.

Investimenti nelle industrie a valle dell’Indonesia

Per l’Indonesia, il RCEP rappresenta un’opportunità di migliore integrazione nelle catene del valore regionali e di attrazione degli investimenti nelle sue industrie, in particolare in quella manifatturiera, che rappresenta il 20% del PIL. Il governo mira a far diventare l’Indonesia un polo manifatturiero in grado di competere con la Germania e la Corea del Sud.

Le principali aree produttive dell’Indonesia sono il tessile e l’abbigliamento, l’elettronica, l’automotive, le calzature, gli alimenti e le bevande, e i prodotti chimici. Il rapporto commercio/PIL del Paese è del 40%, inferiore alla media globale del 55-60%, il che evidenzia la scarsa integrazione dell’Indonesia con le catene globali di approvvigionamento e di valore.         

Negli anni ‘90 l’Indonesia ha assistito a un’industrializzazione su larga scala grazie alla deregolamentazione e ad un cambiamento di politica per le industrie orientate all’esportazione. Tuttavia, la lentezza del Paese nell’investire in tecnologia e nel riqualificare le proprie risorse umane, ha causato un conseguente ritardo nella competitività del settore manifatturiero rispetto a Singapore, Malesia e Tailandia.

La forza dell’Indonesia risiede nelle sue vaste risorse naturali e nelle industrie di trasformazione ad esse associate. L’adesione al RCEP può incentivare nuovi investimenti e partenariati per ottenere tecnologia e risorse utili ad espandere le capacità industriali e a promuovere l’innovazione, oltre a consentire la scalata della catena del valore.

Incubazione di catene del valore emergenti

L’Indonesia desidera diversificare il proprio settore manifatturiero e il RCEP può contribuire a trasformare il Paese in produttore di merci ad alto valore. L’incubazione di nuove ed emergenti catene del valore sarà fondamentale se il Paese vuole aumentare il contributo del settore manifatturiero al PIL, entro il 2030, dal 20% al 25%.

Un esempio di una catena di valore emergente che il Paese sta esplorando è la creazione di un impianto di batterie per veicoli elettrici – il primo nel Sud-Est asiatico – che segna una pietra miliare nell’impegno del Paese a diventare un fornitore globale di questo prodotto e a creare una catena di fornitura completa per i veicoli elettrici.

L’Indonesia possiede importanti riserve di nichel, componente essenziale delle batterie EV – circa il 24% delle riserve mondiali. La miniera di Grasberg, inoltre, situata nella provincia di Papua, possiede la seconda più grande riserva di rame al mondo, un altro componente fondamentale per le batterie EV. Quando sarà pienamente operativo nel 2023, l’impianto dovrebbe produrre 10 gigawatt/ora di batterie agli ioni di litio per 150.000 veicoli elettrici.

L’economia digitale

Un’altra catena di valore emergente riguarda l’economia digitale, che ha visto una crescita del 49% del valore lordo delle merci (GMV) tra il 2020 e il 2021 durante la pandemia. Un rapporto di Bain & Company, Google e Temasek prevede che l’economia digitale indonesiana avrà un GMV di 146 miliardi di dollari entro il 2025, il maggiore dell’ASEAN.

Dall’inizio della pandemia, il Paese ha visto 21 milioni di nuovi consumatori digitali e il 72% proveniva da aree non metropolitane, a dimostrazione della crescente penetrazione dell’economia digitale. L’e-commerce rimane il principale motore di crescita, con una crescita del 52% da un GMV di 35 miliardi di dollari nel 2020, a 53 miliardi di dollari nel 2021.

Il Paese ospita anche nove unicorni tecnologici, con GoTo – uno dei più grandi – quotato alla Borsa indonesiana, che ha raccolto circa 1,1 miliardi di dollari nell’aprile 2022. Alla fine del periodo, la capitalizzazione di mercato di GoTo era di 32 miliardi di dollari.

Le materie prime rivestono ancora un’enorme importanza per l’economia

L’Indonesia spera che il RCEP consenta maggiori investimenti nelle industrie a valle, in particolare nella lavorazione delle materie prime. Il petrolio, il gas e i minerali svolgono un ruolo significativo nell’economia indonesiana e costituiscono, per il governo, una delle principali fonti di reddito.

Il governo ha intenzione di “frenare” le esportazioni di quasi tutte le materie prime. L’esportazione di nichel non lavorato è stata vietata dal gennaio 2021 e il divieto di spedizione di bauxite grezza entrerà in vigore nel 2023, seguito dalle esportazioni di stagno grezzo nel 2024.

In prospettiva, oltre a possedere le maggiori riserve di nichel al mondo, l’Indonesia è il secondo produttore di stagno, il terzo di carbone e il quinto di bauxite. Nel gennaio 2022, il governo ha imposto un divieto di esportazione del carbone termico per un mese, per far fronte a una carenza interna. Il divieto ha causato un aumento incontrollato del prezzo di mercato in Asia portandolo a 160 dollari per tonnellata, ma ha protetto i consumatori indonesiani da un’impennata dei prezzi dell’energia.

Il governo, inoltre, per contenere gli alti prezzi interni, ha recentemente bloccato le esportazioni di olio di palma grezzo e di prodotti a base di olio di palma. L’Indonesia è il maggior produttore mondiale di olio di palma grezzo, con il 60% della quota globale.

Il Presidente ritiene che impedendo le esportazioni di materie prime fino al 2024, il PIL dell’Indonesia sarà triplicato entro il 2030. In termini di parità di potere d’acquisto (PPA), il Paese è già al settimo posto dietro Germania e Russia, ma davanti a Francia, Regno Unito e Brasile.

Spesa per le infrastrutture

Per beneficiare appieno del RCEP, l’Indonesia deve continuare ad investire nelle infrastrutture, poiché i problemi di connettività affliggono ancora le imprese del Paese. I costi commerciali non tariffari dell’Indonesia con la Cina sono più elevati rispetto ai suoi omologhi di Malesia e Vietnam.

Una delle principali promesse elettorali del Presidente Joko Widodo è stata quella di migliorare le infrastrutture del Paese. Quando ha vinto il suo secondo mandato, nel 2019, il Presidente ha annunciato una serie di progetti infrastrutturali per un valore di 400 miliardi di dollari, tra cui 25 nuovi aeroporti e lo sviluppo di oltre 2.000 km di nuove autostrade. Inoltre, il governo sta costruendo una nuova capitale da 35 miliardi di dollari.

Queste iniziative richiederanno grandi investimenti, offrendo ampie opportunità ai Paesi membri del RCEP.

Beneficiare dell’enorme mercato interno indonesiano

I membri del RCEP possono trarre vantaggio dall’esportazione verso l’enorme mercato interno indonesiano, composto da oltre 270 milioni di persone. Con 70 milioni di consumatori della classe media, circa il 60% del PIL deriva dal consumo interno.

Gli investitori stranieri troveranno un potenziale di crescita in numerosi settori, dalla vendita al dettaglio moderna, al cibo e alle bevande, alla moda. Il crescente potere d’acquisto ha visto multinazionali come McDonald’s, KFC, Burger King e Coca-Cola prendere piede nel Paese, mentre i moderni punti vendita al dettaglio si sono espansi dalla grande Giacarta a città di seconda fascia come Bandung e Surabaya.

Molte multinazionali hanno tratto vantaggio dal fatto di essere state le prime ad uniformarsi alle leggi indonesiane sulla certificazione Halal. Il Paese è il più grande mercato di consumo Halal al mondo: si prevede che, entro il 2025, i musulmani indonesiani spenderanno 247 miliardi di dollari solo in alimenti e bevande Halal.

Tra i beneficiari di questa spesa c’è anche l’industria australiana del bestiame. L’Indonesia importa ogni anno 500.000 capi di bestiame dall’Australia, pari al 62% delle esportazioni totali di bestiame vivo del Paese.

La legge Omnibus

Il cuore delle riforme in corso in Indonesia è la Legge Omnibus. Lanciata nel 2020, la legge modifica oltre 70 leggi esistenti con l’obiettivo primario di stimolare gli investimenti nazionali ed esteri semplificando, tra l’altro, i requisiti per le licenze commerciali, liberalizzando i settori e snellendo il diritto del lavoro.

La legge ha liberalizzato oltre 245 linee di business, tra cui settori come la sanità, l’aviazione, l’energia e le telecomunicazioni, con una Positive List degli investimenti. Inoltre, per massimizzare la riscossione del gettito fiscale, la legge ha rivisto l’attuale struttura fiscale indonesiana: i residenti locali dovranno utilizzare come codice fiscale solo la loro carta d’identità nazionale.

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