ASEAN e mobilità della forza lavoro: situazione attuale e prospettive per il futuro

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A cura dell’Italian Desk di Dezan Shira & Associates

asean-laborA seguito della costituzione della Comunità Economica dell’ASEAN (AEC) alla fine del 2015, l’ASEAN ha raggiunto un traguardo fondamentale verso l’integrazione politica, economica e culturale della regione. Come riportato nel 2007 nell’ASEAN Economic Blueprint (il documento cardine del progetto di creazione della Comunità Economica, con il quale i rappresentanti dei paesi dell’ASEAN hanno stabilito regole, obiettivi e procedure da seguire per raggiungere il pieno sviluppo della regione asiatica entro il 2020), la AEC ha come ambizione quella di «trasformare l’ASEAN in una regione con libera circolazione dei beni, dei servizi, degli investimenti, del lavoro qualificato e dei flussi di capitale». Se da una parte si sono ottenuti considerevoli progressi nella liberalizzazione e nella normalizzazione delle norme regionali in molti di questi ambiti, l’istituzione della libera circolazione della manodopera qualificata resta un punto su cui lavorare ancora molto.

Benché l’ASEAN abbia chiaramente esplicitato la propria intenzione di favorire la mobilità della manodopera qualificata, le attuali politiche adottate risultano piuttosto variegate e disomogenee. Alcuni paesi stanno infatti tentando di ripercorrere il sentiero intrapreso dall’Unione Europea, dove la libertà di circolazione è sostanzialmente priva di limiti, mentre altri si ispirano ad accordi commerciali regionali meno ambiziosi, come il North America Free Trade Agreement (NAFTA) o il Caribbean Community (CARICOM). La mancanza di un framework regionale unitario e la persistenza di politiche nazionaliste e protezioniste impediscono attualmente la mobilità della manodopera qualificata dell’ASEAN. In ogni caso, i datori di lavoro possono comunque beneficiare di politiche che facilitano l’assunzione di lavoratori qualificati in determinati settori, per sopperire così alla frequente difficoltà di reperire manodopera qualificata nei paesi dell’ASEAN.

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Disposizioni in tema di mobilità del lavoro

Le disposizioni attuali che regolano la mobilità della manodopera qualificata all’interno dell’ASEAN ruotano attorno agli Accordi di Mutuo Riconoscimento (Mutual Recognition Agreements, MRA), che garantiscono che l’abilità, l’esperienza e le qualifiche di un lavoratore siano riconosciute all’interno dell’ASEAN, consentendogli così di lavorare al di fuori del proprio paese natale. Attualmente l’ASEAN ha in vigore MRA in sei settori ed altri due sono in fase di discussione. I settori in cui si applicano gli MRA sono:

  • Metalmeccanico
  • Infermieristico
  • Architettonico
  • Medicale
  • Dentistico
  • Turistico
  • Dell’agrimensura (in fase di lavorazione)
  • Contabile (in fase di lavorazione)

Gli standard richiesti da ciascun MRA variano in base al campo di interesse. Per esempio, un ingegnere metalmeccanico deve ottenere un’autorizzazione dall’organo regolatore del suo paese di origine e deve dimostrare di avere almeno sette anni di esperienza lavorativa dopo la laurea, due dei quali abbiano implicato un lavoro strettamente connesso con la posizione per la quale sta applicando. La candidatura deve essere inviata al Comitato di Coordinamento degli ingegneri professionisti dell’ASEAN per una valutazione. Se questa ha esito positivo, il candidato potrà lavorare nei paesi dell’ASEAN con la qualifica di “Ingegnere professionista straniero riconosciuto”. Diversamente dal caso del settore metalmeccanico, la valutazione caso per caso non è prevista in quello turistico. Infatti, il relativo MRA prevede il riconoscimento automatico per trentadue professioni connesse con il suddetto settore.

Oltre agli MRA, l’accordo ASEAN sulla circolazione delle persone fisiche (Agreement on the Movement of Natural Persons, MNP) e l’accordo onnicomprensivo sugli investimenti nei paesi dell’ASEAN (ASEAN Comprehensive Investment Agreement, ACIA) cercano di snellire le procedure per ottenere visti con finalità di business per i cittadini all’interno dell’ASEAN. I soggetti coinvolti nel commercio di beni e servizi, gli investitori, i soggetti in viaggio per lavoro, i fornitori di servizi contrattuali e i lavoratori trasferiti all’interno della società beneficiano di un accesso facilitato al soggiorno temporaneo in un paese differente.

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Limitazioni

Le otto categorie occupazionali regolate dagli MRA, nonostante la crescente mobilità dei lavoratori a cui si inizia ad assistere, rappresentano un inizio in sordina per gli obiettivi auspicata dall’ASEAN. Per esempio, il NAFTA – che è più che altro un accordo commerciale regionale piuttosto che una associazione – consente ai professionisti specializzati in almeno uno dei sessantatré settori previsti di spostarsi liberamente tra Canada, Stati Uniti e Messico con un semplice contratto di lavoro. I lavoratori che possono beneficiare degli MRA sono invece solo l’1,5% della forza lavoro regionale, e l’87% di coloro che si spostano all’interno dell’ASEAN sono sotto qualificati. Inoltre, una consistente parte di questi si sposta addirittura in maniera irregolare, senza essere autorizzata da un accordo formale. Sebbene l’MNP e l’ACIA facilitino gli affari transfrontalieri, le norme sui visti non sono ancora uniformi all’interno della regione e questo non rende agevole per i datori di lavoro assumere personale qualificato proveniente dagli altri paesi dell’ASEAN.

Come se non bastasse la scarsa ampiezza dei settori compresi negli MRA, si consideri anche il fatto che l’applicazione degli Accordi di Mutuo Riconoscimento è piuttosto complicata. Per investire in Cambogia, Thailandia, Myanmar e Laos le società devono dimostrare che ci sarà un trasferimento di abilità e conoscenze a favore dei lavoratori locali e che i lavoratori stranieri saranno con il tempo sostituiti con quelli del luogo. In Indonesia, le società devono dimostrare che i ruoli dei lavoratori stranieri non possono essere ricoperti da un lavoratore locale e nelle Filippine alcune occupazioni sono addirittura costituzionalmente vietate per gli stranieri. Le società multinazionali, comunque, possono superare molte di queste restrizioni assumendo lavoratori da un paese e poi riallocandoli in un altro mercato.

Le politiche restrittive in ambito lavorativo imposte da molti paesi del Sud-Est asiatico dimostrano la mancanza di volontà pubblica e politica di aumentare la mobilità della forza lavoro. I politici, le associazioni professionali e l’opinione pubblica dei paesi economicamente più avanzati temono che i lavoratori migranti si affollino nelle loro città e che introducano così maggiore competizione ed instabilità, mentre i paesi più poveri temono di perdere la loro classe più istruita a causa della fuga dei cervelli. Nonostante queste preoccupazioni, ci sono carenze di manodopera e di competenze nelle Filippine, Indonesia e Vietnam – paesi che potrebbero beneficiare di forza lavoro qualificata e maggiormente istruita di altri paesi dell’ASEAN. In modo simile, altri paesi come la Thailandia, la Malesia e Singapore hanno bisogno di ottenere manodopera a prezzi contenuti, che potrebbe essere facilmente reperita in Indonesia, che sta sperimentando un consistente fenomeno di disoccupazione giovanile.

Norme regionali

La carenza di efficaci politiche per la mobilità della forza lavoro è anche sintomo della necessità di norme regionali che regolino i vari settori. L’industria aereonautica dell’ASEAN, per esempio, non ha regole comuni per la concessione di autorizzazioni, la formazione del personale, la sicurezza, la manutenzione, le operazioni di volo e la gestione del traffico aereo. Stabilire delle linee guida comuni per i settori dell’ASEAN potrebbe facilitare lo sviluppo e la crescita di business e/o settori regionali, la costituzione di una forza lavoro più ampia e qualificata e la promozione dell’interconnessione fra i paesi.

L’ASEAN sta cercando di affrontare alcuni di questi problemi creando l’ASEAN Qualification Framework per introdurre un sistema universale di verifica della qualificazione professionale e per armonizzare il panorama normativo. Sta inoltre cercando di spingere le università a cooperare e a sviluppare standard comuni. Nel lungo termine, è altamente probabile che si diffonderà una elevata mobilità della forza lavoro all’interno dell’ASEAN; per ora, tuttavia, questo risultato pare ancora molto lontano.

Dato il dichiarato obiettivo dell’ASEAN di consentire la libera circolazione della manodopera qualificata, gli investitori e le imprese che operano nella regione potrebbero restare sorpresi nel vedere tale mobilità così limitata tra i paesi. Infatti, le società che assumono lavoratori stranieri qualificati non hanno normalmente interesse ad assumere un lavoratore dell’area dell’ASEAN piuttosto che uno internazionale. Nella maggior parte dei casi, infatti, assumere un lavoratore da un altro paese dell’ASEAN richiede di seguire le medesime procedure che si è tenuti a rispettare per ottenere il visto e il permesso di lavoro per un candidato di un paese non-ASEAN. Per i settori previsti negli MRA, invece, i datori di lavoro beneficiano dell’accesso ad un pool di talenti molto più ampio. Nello stabilire il proprio business in un paese ASEAN, è essenziale per gli investitori avere una chiara comprensione del mercato del lavoro rilevante e delle potenziali carenze di competenze che possono sorgere, soprattutto in considerazione del variegato livello di sviluppo dei paesi ASEAN e della loro complessa regolamentazione.


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