Thailandia: Quali prospettive di investimento nel 2017

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A cura dell’Italian Desk di Dezan Shira & Associates

Bangkok

Il 2016 è stato un anno impegnativo per la Thailandia, sia da un punto di vista economico che sociale. La morte del compianto re, sua maestà Bhumibol Adulyadej, ha macchiato un anno che già caratterizzato da instabilità politica, siccita’ e da un clima economico negativo all’interno del Paese. Sebbene i dati ufficiali ancora non siano stati pubblicati, ci si attende che PIL tailandese sia cresciuto del 3,2 percento, il terzo valore più basso nel blocco ASEAN (dopo Brunei e Singapore). Le imprese straniere continuano ad essere attratte dalla posizione strategica tra Cina ed India occupata dalla Thailandia, dalla possibilità di accedere all’area di libero scambio del Sud-Est Asiatico (ASEAN) e dagli incentivi offerti dalla Commissione tailandese per gli investimenti (BOI). Il 2017 è considerato da alcuni analisti come l’anno cruciale per l’economia tailandese e come “l’anno di concrete riforme nazionali”, con le grandi elezioni all’orizzonte che potrebbero esserci o alla fine del 2017 o all’inizio del 2018, a seconda dello stato di avanzamento della successione reale. E’ importante , pertanto, comprendere la situazione attuale del mercato ed identificare i fattori chiave che possono attrarre gli investitori stranieri nel 2017, sia quelli già presenti che i potenziali nuovi entranti.

I trend dell’Import , del Export e degli Investimenti diretti all’estero (IDE) nel 2016

Negli ultimi anni la Thailandia ha dipeso fortemente dall’export, con le esportazioni nette che hanno raggiunto un record storico nel 2016. Nella tabella di seguito è possibile osservare i cinque maggiori partner commerciali della Thailandia. I componenti elettronici sono i prodotti maggiormente esportati e rappresentano circa il 14,6 percento del totale, seguiti dai beni per il settore automobilistico (13,9 percento), dai prodotti agroalimentari (11,9 percento), prodotti petrolchimici (5,8 percento) ed elettrodomestici (5,4 percento). Per ciò che concerne le importazioni, i combustibili minerali ed i lubrificanti rappresentano la percentuale più ampia (22 percento). Inoltre, I macchinari e le attrezzature e gli approvvigionamenti (19,5), i componenti elettronici e gli elettrodomestici (11,5 percento), i materiali di metallo comune (8,6 percento) e le sostanze chimiche (5,8 percento) contribuiscono a comporre la top five.

 

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Le richieste di IDE hanno superato gli obiettivi fissati dal BOI nel 2016, totalizzando 584 miliardi di baht tailandesi (THB). Tra tutte le richieste pervenute, 925 sono state approvate ed hanno apportato flussi di investimento stranieri pari a THB 358 miliardi. Il 64 percento degli investimenti approvati (pari a 594 progetti) è controllato al 100 percento dagli investitori stranieri, la parte restante è costituita da accordi di franchising e da operazioni di fusioni ed acquisizioni. Il Giappone è il Paese che ha investito maggiormente in Thailandia: i suoi 284 progetti hanno contribuito agli IDE per TBH 80 miliardi. Il settore dell’automotive è stato il principale propulsore degli investimenti, con Toyota, Isuzu, Nissan e Honda che svolgono importanti attività manifatturiere e di assemblaggio sul territorio tailandese. Il secondo principale investitore della Thailandia è stata la Cina, che ha contribuito con 106 progetti lo scorso anno per un ammontare pari 54 miliardi THB. A chiudere questa top five ci sono i Paesi Bassi (29 miliardi THB), gli Stati Uniti (25 miliardi THB) e l’Australia (THB 20 miliardi). Nel grafico di seguito è possibile osservare una scomposizione degli IDE per settore.

 

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Le prospettive per il 2017

La crescita del PIL tailandese dovrebbe permanere costante nel 2017, con le previsioni che si attestano attorno al 3-3,6 percento. Il report sul rischio Paese nel 2017 rilasciato da BMI Research (gruppo Fitch) posiziona la Thailandia al 21esimo posto tra i paesi meno rischiosi nel breve termine da un punto di vista economico su scala globale e ottavo nell’area Asia Pacifico. Il rischio nel lungo termine è lievemente più elevato, come dimostrato dal 27esimo posto nella classifica globale. Il fattore di rischio maggiore per l’economia tailandese è rappresentato dall’instabilità politica. In ragione di ciò, l’attuale governo militare in carica ha presentato un piano ambizioso per porre fine a questo periodo di incertezza e rendere la Thailandia un economia ad alto reddito.

 

Thailand 4.0

Gli analisti più autorevoli definiscono il Thailand 4.0 come “una Thailandia trasformatache punta a massimizzare l’utilizzo delle tecnologie digitali in tutte le attività socio-economiche con lo scopo di sviluppare le infrastrutture, l’innovazione, i sistemi informativi, il capitale umano ed altre risorse digitali che contribuiranno a guidare il paese verso una maggiore prosperità, stabilità e sostenibilità. Nel 2017, sono quattro le principali aree in interesse e di investimento:

  • The digital economy – migliorare anzitutto la rete a banda larga su scala nazionale con lo scopo di permettere a tutti i tailandesi di usufruirne entro il 2026;
  • Physical infrastructure – ossia l’avviamento dei lavori di costruzione di una rete ferroviaria ad alta velocità che colleghi la Thailandia alla Cina;
  • Agricultural reform – denominata, progetto “Smart Farmer”;
  • Local economic development – 18 gruppi di provincie abituate ad adottare politiche di sviluppo, tra cui le politiche del salario minimo.

 

Per promuovere il programma Thailand 4.0, il Dipartimento del Ministero per il Commercio e per lo Sviluppo Commerciale ha richiesto l’approvazione del Consiglio dei Ministri per la nuova legge che permetterà agli individui di costituire società autonomamente. Questa mossa servirà a formalizzare circa 2,74 milioni di piccole-medie imprese (PMI) tailandesi che in precedenza erano state costituite come società di persone senza alcuna separazione legale fra i beni aziendali e personali. E’ stato inoltre già confermato che questa legge sarà valida anche per gli imprenditori stranieri e tutto ciò faciliterà il processo di costituzione di una PMI in Thailandia, andando così a rimuovere molti ostacoli agli investitori stranieri. Non è tuttavia chiaro come questa nuova manovra si inserirà nell’ambito dell’attuale Foreign Business Act, che rappresenta la disciplina utilizzata per le aziende di proprietà straniera in Thailandia.

 

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I settori incentivati dal Board of Investment thailandese

Il BOI gioca un ruolo fondamentale nella realizzazione del Thailand 4.0. Oltre ad investire in risorse umane con lo scopo di attrare i migliori talenti su scala regionale e globale, il BOI offre importanti incentivi agli stranieri che fanno ingresso nei diversi settori. Questi includono i settori S-Curve (ad es. le automobili della prossima generazione, la biotecnologia e l’elettronica intelligente), le tecnologie di base (ad es. il digitale, il biocombustibile e la logistica) e le comunità d’imprese. Previa approvazione, i nuovi investitori avranno la possibilità di usufruire delle seguenti agevolazioni fiscali:

  • Esenzione dalla imposta sul reddito d’impresa per otto anni;
  • 50 percento di riduzione sulle tasse per cinque anni dopo le esenzioni temporanee;
  • Doppia deduzione dei costi di trasporto, di fornitura elettrica ed acqua;
  • 25 percento di deduzione sul costo di installazione o costruzione degli impianti oltre all’esenzione sui dazi d’importazione di materie prime e di base importate per la produzione destinata all’export.

 

Altri settori chiave

La Thailandia è anche sinonimo di turismo: difatti nel 2016 sono stati 32,6 milioni i turisti stranieri che hanno visitato il Paese. La crescita dei flussi turistici si è arrestata alla fine del 2016 a seguito della morte del Re e verosimilmente ciò continuerà anche nel 2017 a causa del proseguimento del periodo ufficiale di lutto. Tuttavia, non appena questo periodo terminerà, alla fine del 2017, le autorità Tailandesi si attendono un nuovo incremento nel settore turistico dal momento che si prevede l’arrivo di circa 37 milioni di nuovi turisti. Questo fenomeno dovrebbe essere favorito da un Baht debole, che renderà meno costoso per i turisti stranieri visitare la Thailandia. In tal modo, tutti i settori connessi al turismo, quali i servizi alberghieri e di ristorazione e le attività ricreative, diverranno nuovamente i target più appetibili per i potenziali investitori.

Come già espresso precedentemente, la riforma agricola è una delle quattro aree di maggiore attenzione per il governo tailandese nel 2017. Ci si attende, pertanto, che vengano messi in atto incentivi per le aziende agricole tecnologiche che possano contribuire sia alla crescita ed allo sviluppo di questo settore che all’implementazione del progetto Smart Farmer.

Infine, l’appartenenza della Thailandia alla comunità economica ASEAN e all’area di libero commercio, unitamente alle infrastrutture sviluppate, rendono il paese un luogo ideale per le imprese dell’import e dell’export. La recente introduzione del sistema e-Customs, un sistema online che centralizza tutte le procedure doganali e di rilascio di licenze, unitamente alla promozione di zone di trasformazione per le esportazioni, hanno ridotto ulteriormente i costi di gestione della attività di scambio cross-border in Thailandia.

 

Sfide ed opportunità

La guida Doing Business della World Bank ha posizionato la Thailandia al 46esimo posto al mondo per la facilità di fare impresa. Gli aspetti più complicati per fare business sono: avviare un’attività (78esimo), ottenere finanziamento (82esimo) e pagare le imposte (109esimo). Se si uniscono questi fattori alla presente instabilità politica ed alla mancanza di lavoratori qualificati, la Thailandia può apparire come un’opzione rischiosa e problematica per i potenziali investitori.

Tuttavia, il governo tailandese ed il BOI hanno introdotto una serie di politiche a favore degli investimenti stranieri proprio per contrastare queste problematiche. Recentemente, le restrizioni per i nuovi investitori stranieri sono state ridotte in vari settori, compresi il settore assicurativo e le banche commerciali e c’è, inoltre, l’intento di estendere la rinuncia alla licenza di business a più settori di servizi. Se a tutto ciò si aggiungono la posizione geografica della Thailandia e il piano di spesa di 1,4 trilioni di THB previsto per le infrastrutture, ecco che il futuro del paese come luogo di investimento appare prospero.

Il 2017 viene visto, in definitiva, come un anno di transizione per la Thailandia: verrà incoronato il nuovo Re Maha Vajiralongkorn e la giunta di governo dovrà farsi carico di questo periodo di transizione. La costituzione voluta dalla giunta militare ed approvata da un referendum popolare nel 2016 con un sostegno pari al 60% suggerisce che, nonostante il desiderio di democrazia dell’esercito, l’influenza di quest’ultimo sulla politica tailandese andrà a rafforzarsi a prescindere dal risultato delle prossime elezioni. Di conseguenza, ci si attende che la crescita degli investimenti sia incerta nel corso dell’anno, con molti potenziali investitori che si terranno a debita distanza per osservare quale piega prenderanno gli eventi.

 


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